StereoInvaders “feels” too Dream Theater and Emerson Lake & Palmer: “we will see in the future if the unripe fruit will have had proper nourishment to grow up”.
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Tanto, tantissimo Progressive nelle note dei Wood Of Light, project nato nel 2005 e che si ripropone con questo secondo EP. Non a caso la band lo ha chiamato “Materioteca 07” in passato ed ora “Materioteca 08“.
Il termine utilizzato è un archivio tecnologico, usato per diffondere la conoscenza e dare informazioni, una fonte di cultura che ricalca il recente passato, vestendosi di moderno ma avendo lo spirito di un antico museo.
La proposta risulta essere alquanto fantasiosa, con metriche sempre altalenanti e diversissime tra loro, anche se un pochino prevedibili. Mi spiego meglio: i Wood Of Light sono decisamente bravi, fanno una musica che, per molti aspetti, è difficilmente inquadrabile, carica di tecnicismi e virtuosismi degni del miglior Progressive.
C’è purtroppo un “però”, un filo conduttore che li unisce nei momenti clou a bands quali Dream Theater ed Emerson Lake & Palmer. Tutto ciò spegne un po’ il nostro entusiasmo, tra l’altro anche smorzato dall’eccessivo ruolo delle tastiere che troppo spesso vanno a soffocare gli altri strumenti.
Motivo di tutto ciò pensiamo possa essere una produzione che vada ad esaltare tale mezzo, piuttosto che la chitarra o la batteria. Proprio quando queste ultime tornano ad essere co-protagoniste il sound spicca il volo, convincendoci e presentandoci le tante sfumature presenti.
Siamo in attesa allora del nuovo full-lenght che stanno ora componendo, tra l’altro con alla voce Simone Colman al posto di Paolo Guerra e Davide Schimd alla batteria, subentrato a Martino Vittori. Vedremo se la materia prima, così tanto pregiata, sarà stata lavorata e raffinata a dovere.
Le capacità, l’attitudine e le convinzioni ci sono, vedremo se il frutto acerbo ha avuto giusto nutrimento per crescere.A cura di Stefano Thiess
Il termine utilizzato è un archivio tecnologico, usato per diffondere la conoscenza e dare informazioni, una fonte di cultura che ricalca il recente passato, vestendosi di moderno ma avendo lo spirito di un antico museo.
La proposta risulta essere alquanto fantasiosa, con metriche sempre altalenanti e diversissime tra loro, anche se un pochino prevedibili. Mi spiego meglio: i Wood Of Light sono decisamente bravi, fanno una musica che, per molti aspetti, è difficilmente inquadrabile, carica di tecnicismi e virtuosismi degni del miglior Progressive.
C’è purtroppo un “però”, un filo conduttore che li unisce nei momenti clou a bands quali Dream Theater ed Emerson Lake & Palmer. Tutto ciò spegne un po’ il nostro entusiasmo, tra l’altro anche smorzato dall’eccessivo ruolo delle tastiere che troppo spesso vanno a soffocare gli altri strumenti.
Motivo di tutto ciò pensiamo possa essere una produzione che vada ad esaltare tale mezzo, piuttosto che la chitarra o la batteria. Proprio quando queste ultime tornano ad essere co-protagoniste il sound spicca il volo, convincendoci e presentandoci le tante sfumature presenti.
Siamo in attesa allora del nuovo full-lenght che stanno ora componendo, tra l’altro con alla voce Simone Colman al posto di Paolo Guerra e Davide Schimd alla batteria, subentrato a Martino Vittori. Vedremo se la materia prima, così tanto pregiata, sarà stata lavorata e raffinata a dovere.
Le capacità, l’attitudine e le convinzioni ci sono, vedremo se il frutto acerbo ha avuto giusto nutrimento per crescere.A cura di Stefano Thiess
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